storie di cinema


Hollywood


Nel 1886 il grande agente immobiliare Harvey Henderson Wilcox si fece costruire una villa di campagna in mezzo a una piantagione di fichi che sua moglie Daeida volle chiamare Hollywood. Alla signora Wilcox piaceva questo nome che apparteneva a una tenuta nell’Illinois circondata da piante di agrifoglio, della quale una sua cara amica le aveva spesso parlato. Hollywood significa “bosco di agrifogli”, ma gli agrifogli in quella zona muoiono e non attecchiscono.

Così la signora Wilcox, che aveva fatto arrivare dall’Inghilterra decine di piante di agrifoglio, dovette rassegnarsi, l’unica cosa che mise radici fu quel nome: Hollywood. La proprietà dei signori Wilcox occupava una vasta zona, parte della quale venne successivamente suddivisa in lotti che ospitavano un centinaio di abitanti. In pratica dalla tenuta Hollywood, che oggi si troverebbe nel cuore della città tra Sunset Boulevard, Gower Street, Franklin Avenue e Whittey Avenue, si diramarono isolati e isolati di case e proprietà che mantennero lo stesso nome.

Così Hollywood divenne una piccola cittadina e la sua storia cominciò ad arricchirsi di fatti fuori del comune come per una sorta di predestinazione. Nel 1896 il magnate Griffith J. Griffith donava alla città di Los Angeles un’area immensa, 16 milioni di metri quadrati e la somma di un milione di dollari con la quale furono costruiti il Planetarium e il Greek Theater. La zona prese il nome di Griffith Park, che conserva ancora oggi, e cominciò ad ospitare le prime troupes cinematografiche che venivano a girare gli esterni.

Nel 1898 la signora Wilcox, rimasta vedova, cedette al pittore francese Paul De Longpré, in cambio di tre suoi dipinti, un terreno sul quale venne edificato uno spettacolare castello provvisto di torri e circondato da roseti che sbalordiva i passanti. Nel 1903 Hollywood era già dotata di chiese, scuole e ufficio postale. Gli abitanti stabilirono mediante votazione di diventare una città autonoma, ma date le difficoltà alle quali andarono in contro prima di tutte l’approvvigionamento idrico, nel 1910 decisero di tornare a essere un sobborgo della città di Los Angeles.

A parte la “maledizione degli agrifogli” a Hollywood crescono svariate specie di alberi da frutto, eucalipto, querce, insomma una vegetazione ricca e variegata che permette ai cineasti di ricreare le ambientazioni più disparate: dalla aridità del deserto alla rigogliosità della giungla africana. Le condizioni climatiche sono ideali, piove poco, c’è quasi sempre il sole, il che rappresenta una garanzia di continuità per la produzione di un film.

Nel 1900 da una statistica risultavano esserci in media in un anno 160 giorni sereni, 156 parzialmente coperti e solo 46 piovosi o molto nuvolosi. Così i produttori indipendenti cominciarono a insediarvisi.

Nell’ottobre del 1911 il newyorkese  David Horsley, proprietario della Nestor Film, affitta i locali della taverna Blondeau e li trasforma nel primo teatro di posa stabile hollywoodiano con tanto di personale e tre unità di produzione. Nasce così un mito destinato a incidere profondamente nella storia del cinema.

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