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paparazzo



Il termine “paparazzo” definisce il fotografo specializzato nel riprendere divi del cinema, politici, personaggi famosi in genere in atteggiamenti inusuali o compromettenti, allo scopo di vendere le fotografie a giornali scandalistici.

Paparazzo è il cognome del personaggio che Walter Santesso ha interpretato nel film “La dolce vita” di Federico Fellini, che faceva il fotografo d’assalto. Da allora paparazzo è diventato un termine usato comunemente e citato nei vari dizionari italiani: “Fotoreporter intraprendente sempre a caccia del colpo grosso o sensazionale.”

Con il termine paparazzo si definiscono, quasi sempre in modo dispregiativo, quei fotografi specializzati nel riprendere personaggi famosi in occasioni pubbliche o nella loro vita privata, nelle situazioni più particolari, più compromettenti, spesso più ridicole. Questi reporter vendono poi le fotografie a riviste scandalistiche ricavandone parecchio denaro. Il termine paparazzo si è diffuso dopo il successo del film La dolce vita di Federico Fellini, in cui il fotografo interpretato dall’attore Walter Santesso, si chiama di cognome Paparazzo.

È diventato un marchio, cioè una parola che definisce e rappresenta una professione. Da che cosa deriva la scelta di chiamare così questo personaggio? Non lo sapremo mai con esattezza, perché Federico Fellini si divertiva a rispondere a questa domanda dando sempre spiegazioni diverse. Una delle tante era attribuire l’apertura rapida dell’obbiettivo della macchina fotografica a quello delle valve delle vongole, paparazze in dialetto abruzzese, omaggio a Ennio Flaiano, sceneggiatore del film di origine pescarese.

Giulietta Masina, la moglie del regista, affermava che il nome paparazzo derivava dalla fusione di due parole: pappataci, insetto fastidioso, e ragazzo. Flaiano asseriva invece che il nome era stato preso in prestito dal libro di George Gessing "Sulle rive dello Jonio" che Fellini leggeva in quel periodo, nel quale c’è un personaggio che si chiama Coriolano Paparazzo, un albergatore calabrese di cui l’autore dice un gran bene.

Secondo Flaiano assegnare il nome giusto ai personaggi è essenziale per farli vivere nella memoria del pubblico. Lo stesso Flaubert si scervellava per dare il nome adatto ai suoi personaggi. Pare infatti che per trovare il nome di battesimo giusto per Madame Bovary, Emma, ci abbia impiegato quasi due anni.

Chi sono stati i più importanti paparazzi della storia? Il più famoso è stato sicuramente Saverio Barillari, detto Rino, che cominciò la sua carriera ancora adolescente negli anni ’50. Ma ci furono anche Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti e Carlo Riccardi, famosi fotografi dei divi americani nella Roma del dopoguerra, che con i loro racconti aiutarono Fellini a creare e descrivere bene il personaggio e la sua vita professionale. Il termine paparazzo si è imposto in breve tempo e diffuso in tutto il mondo.

Negli stati Uniti viene usato al plurale, paparazzi, anche per definire un singolo fotografo d’assalto. Il più famoso paparazzi americano è stato Ron Galella (guarda caso di origini italiane) autore di famosi scatti a divi del cinema e personaggi politici. Ron, nel corso della sua carriera, ha collezionato parecchie denunce per la sua eccessiva curiosità, in particolare da Jacqueline Kennedy e Marlon Brando.

Il capostipite di questa categoria è stato Adolfo Porry Pastorel, considerato il padre del fotogiornalismo italiano, durante la Belle Epoque. Più tardi divenne il fotografo di fiducia del duce, Benito Mussolini, dopo che lo ritrasse durante la battaglia del grano. Alcune sue fotografie però vennero sequestrate dalla censura dell’epoca, perché più che la foto ufficiale lui era portato a carpire le immagini meno formali e più spontanee.

Adolfo Porry Pastorel che proveniva da una famiglia cosmopolita di origine anglofrancese, aveva come padrino di battesimo Ottorino Raimondi, direttore del Messaggero di Roma. Questi lo indirizzò in un primo momento verso la stampa tipografica e successivamente verso la fotografia.

Adolfo dimostrò grande talento fin dagli inizi e divenne il maggiore testimone del suo tempo dagli anni dieci in poi. Fondò nel mille-novecento-otto una delle prime agenzie fotografiche italiane che chiamò V.E.D.O. acronimo di Visioni Editoriali Diffuse Ovunque.

 

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